ISTRUZIONI DI SAN BERNARDINO SUL TRAFFICO (COMMERCIO).

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Ho ricevuto in dono un libro sulle istruzioni morali di San Bernardino intorno al traffico ed all’usura; San Bernardino oltre che una chiesa in borgo San Paolo (a Torino) è un Santo vissuto a cavaliere tra ‘300 e ‘400.
Come coniugare un libro che è una anastatica di un testo del 1774 con quel predicatore che non lasciò opere scritte ?

Perché taluni suoi sermoni ci giunsero grazie alla diligenza di un cimatore di panni senese che traslitterò gli appunti presi durante le varie prediche; per il resto ci rende edotti l’editore Gaspare Storti nella sua prefazione.
“Per disingannare che fosse in errore, e per istruire chi attende al traffico, in quelle cose, che dee sapere per esercitarlo con rettitudine, e senza offendere in un punto le tante leggi della giustizia, ho giudicato molto a proposito di pubblicare tradotti per comodo di ognuno nella volgar favella questi Sermoni ne’ quali dottrine contengonsi, che oltre di essere autorizzate dalla santità, e dal credito di quel grand’Uomo, che nelle più celebri Città d’Italia predicolle con tanto frutto, non possono cadere in sospetto di troppo rigide.” [Opera anastatica integrale edita da Adamant Media Corporation, serie Elibron Classic del Libro ISTRUZIONI MORALI DI S. BERNARDINO DA SIENA DELL’ORDINE DE’ MINORI INTORNO AL TRAFFICO ED ALL’USURA. Tradotte nella volgar favella, e con varie annotazioni illustrate per comodo, ed utile de’ Negozianti – in Venezia, MDCCLXXIV. Presso Gaspare Storti con licenza de’ superiori – pagina v].

Premesso che ciò che chiama Traffico è il Commercio, cosa spinge l’editore a stampare parole e pensieri di circa 350 anni prima se non la loro potente attualità ancora nel 1774 (15 anni prima della Rivoluzione Francese) ?; forse perché è più semplice stigmatizzare una mala gestio con le parole o per bocca di un Santo che non in prima persona.
La motivazione che invece spinge me (245 anni dopo la stampa e quasi 600 anni dopo i Sermoni del Santo) a pubblicare è quasi la medesima.
Mi chiedo: (i) le pratiche additate da San Bernardino come riprovevoli, sono ancora attuali ? cioè sono comportamenti ancora praticati dai commercianti (più correttamente: da un certo tipo di commercianti) ? Non lo so, meglio stimolare la curiosità ed attendere i feedback dai lettori.

Allora ecco una selezione di stralci estratti dal Libro.
“CAPO III
Di sette abusi, che dagli Artefici, e dai Negozianti sogliono praticarsi.
1. Il primo abuso, che a molti Negozianti, ed Artefici suol’essere famigliare, è quello di aggiungere alle vendite, ed alle compre, che fanno, molte bugie. [ibidem pagine 17 e 18].
(omissis)
2. Il secondo abuso è di quelli, che nei contratti vengono con tutta facilità ai giuramenti; onde nel c. Eijciens dist. 88 si legge, che un trafficante non può non essere spergiuro, e bugiardo; le quali parole vogliono significare, essere molto difficile, che un Uomo applicato al traffico ed al negozio immune si conservi da questi vizj. [ibidem pagine 19].
(omissis)
3. Passiamo al terzo abuso, che da quei si commette, che vendono con doppiezzaMostrano cose sane e vendono cose guaste; presentano robe buone e danno robe cattive o almeno d’inferior qualità; come succede quando vendono panni interi, ne’ quali il principio della pezza è migliore del rimanente. [ibidem pagine 20].
(omissis)
4. Vi sono poi alcuni, i quali nel contrattare di sofistiche, ed equivoche parole si servonoCon tale astuzia misurano l’espressioni, e le dispongono con tal’arte, che a molti contrarj sensi possono facilmente applicarsi.
(omissis)
5. Altri usano maliziose girandole, e artificj dannevoli. Si veggono alle volte tendere insidie dai fondachi, e dalle botteghe, massimamente alle persone semplici come appunto dai bucchi della muraglia alle mosche insidiano i ragni.
(omissis)
Di questo numero sono principalmente que’ trafficanti, che stabiliscono delle convenzioni ingannevoli, e perniciose, tra di loro accordandosi, che nessun altro abbia a vendere questa, o quella merce, se non i tali; ovvero insieme convengono di tutti vendere allo stesso prezzo, per potere in tal guisa maggiormente accrescere i lor guadagni: e questi autorj si chiamano di monopolj. Monopolio vuol dire, negozio esercitato da alcuni soli, che son d’accordo e ottengono di poter’ essi soli o vendere o comperare. [ibidem pagine 21 e 22].
(omissis)
6. Il sesto abuso è di quelli, che occultano maliziosamente i difetti di ciò, che vendono; e a questo proposito potrebbesi dimandare, che debba dirsi di chi vendendo cavalli: io vi do questo cavallo, dice al Compratore, e ve’l do per ombroso, per restio, per bolso e così di somiglianti difetti, a cui tali bestie sogliono essere sottoposte.
Ora il cavallo, che si vuol vendere, ha in se stesso realmente una di quelle imperfezioni; della quale se notizia avesse chi è per comprare, difficilmente potrebbe accordarsi per la sola metà del prezzo. Si dimanda dunque, se il Venditore abbia scusa legittima, che lo salvi, per aver detto il difetto del cavallo in generale, e in consuso. A questo dubbio si dee rispondere, doversi schiettamente manifestare quel difetto in particolare; perché altrimenti si venderebbe per buono ciò, ch’è cattivo, con detrimento del prossimo: cosa, ch’è affatto contraria alla carità. [ibidem pagine 22 e 23].
(omissis)
7. Il settimo abuso è di quelli, che nelle merci mescolano altra cosa, per cagion della quale notabilmente la qualità si altera delle medesime, e il loro valore si sminuisce; come quando mettono acqua nel vino puro, e fanno simili mescolanze contrarie alla comune, e propria intenzione de’ Compratori. [ibidem pagine 24].
CAPO IV
Dobbiamo qui soggiungere sette altri abusi, che ne traffici occorrono con sequenza; e sono: 1. Alterare le misure, e i pesi; 2. Vendere il tempo, che non è suo; 3. Non pagare al termine stabilito; 4. Non mantenere la parola data; 5. Comprare qualche cosa per meno di quel, che vale, e venderla a prezzo, che i limiti del giusto oltrepassi; 6. Mettere in discredito la roba altrui; 7. Inumidire maliziosamente le merci. [ibidem pagine 25].”

San Bernardino da Siena per ciascuna di queste cattive pratiche evidenzia gli abusi e le proscrizione che nelle Sacre Scritture condannano tali operati.
A me è sembrato utile porre alla Vostra attenzione i temi descritti nella misura in cui appartengono al commercio e sono meritevoli di essere additati, giacché significa che costituiscono pratica costante nel ‘400, nel ‘700 e oggi ?
Lascio volentieri al lettore la valutazione sulla eventuale contemporaneità.
Marco Savio.

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